Come nella nota marca di banane anche gli incisori di
qualità saranno riconoscibili dal caratteristico “Bollino Blu”.
È questa la novità introdotta per la nuova edizione (la
sesta) del “Repertorio degli Incisori Italiani” di Bagnacavallo. Le adesioni
degli artisti dovranno pervenire entro il 20 Aprile e la presentazione è
prevista per il mese di Ottobre nell’ambito del “Primo Festival dell’Incisione”
in corso di organizzazione.
La scorsa
edizione fece registrare qualche defezione e poiché in questi ultimi cinque anni qualche giovane si è affacciato alla ribalta, credo che non tutti
riceveranno direttamente l’invito, pertanto è opportuno attivare un
passaparola: si può contattare il "Gabinetto delle Stampe" per farsi inviare il regolamento e la scheda di
partecipazione.
Gli aspetti positivi del “Repertorio” non hanno bisogno di
essere sottolineati da me, mentre l’appunto che intendo fare si è già intuito,
comunque mi sento di sollecitare tutti gli artisti a non fare mancare la
propria presenza, rivolgendomi in particolare a chi è sprezzante del proprio lavoro
e a coloro che, ritenendo che per il foglio inviato spetterebbe una copia
omaggio del “Repertorio”, potrebbero impuntarsi su una questione di principio.
Questa nuova edizione ha la particolarità di realizzarsi in «una fase storica
certamente non facile», come giustamente la definiscono i curatori (tutti i
virgolettati basi sono tratti dal regolamento di partecipazione),
caratterizzata oltre che dal disinteresse culturale e di mercato anche
dall’assenza di una prospettiva futura di cambiamento di tendenza.
La prima edizione del “Repertorio” fu realizzata nel 1993,
allora la facilità di ricerca consentita da Internet era ancora da venire, e fu
un impegno rilevante riuscire a contattare, tramite posta e telefono, gli
incisori per una prima ricognizione nazionale.
Alcuni
“Venerati Maestri” (vedi TASSONOMIE) si fecero pregare, altri fecero finta di ignorare
salvo poi pentirsene o fingere, anche in quel caso, pentimento.
Mi sembra opportuno rendere omaggio al diretto impegno
profuso, in quella prima occasione e in successive edizione, da Anna Mazzotti
che è rimasta nella simpatia di tanti, non solo di chi l’ha conosciuta personalmente,
ma non voglio che questa nota assuma un tono commemorativo, piuttosto è un
pretesto per rilevare che tra le consegne passate a Galizi evidentemente non è
stato incluso il senso della disponibilità.
La massima apertura si registrò con il terzo volume, 1998 –
2000, dove chiunque avesse realizzato un’incisione poteva essere inserito nel
“Repertorio”.
La concezione è sempre stata quella di un “censimento”,
infatti viene correttamente definita «una mappatura della situazione incisoria
contemporanea in Italia, effettuando un censimento degli incisori operanti nel
campo delle tecniche calcografiche e xilografiche».
Su questo
aspetto non sono mai mancate le critiche perché da un canto, come
opportunamente è stato fatto notare (PRESUNTI MERITI ), non c’è alcun merito nell’essere inclusi in un
censimento; dall’altro tutti gli artisti, o sedicenti tali, hanno la
presunzione di meritare attenzione esclusiva ritenendo che vi sia sempre
qualcuno più scarso di loro che non la meriti.
Successivamente furono introdotti dei criteri minimi di
ammissione che non differiscono da quelli previsti per la prossima edizione. Non
starò ad analizzarli uno per uno, poiché, in generale, mi sembrano tutti di
buon senso, anche facilmente aggirabili, o per dirla più elegantemente
sufficientemente elastici da consentire qualche deroga, infatti «I curatori del
Repertorio si riservano la facoltà di ammettere all’interno della pubblicazione
artisti di comprovata professionalità che, per motivi contingenti, non siano in
grado o in condizione di fornire i dati richiesti.»
Inoltre è
previsto che: «Sono comunque ammissibili gli incisori che, anche se non
corrispondono ad uno o più dei requisiti citati, sono stati selezionati (nel
periodo 2008-2013) in una delle seguenti manifestazioni…» e mi sembra opportuno
segnalare due “piccole sviste” o due “consapevoli scelte” dei curatori: la
prima è l’assenza della Biennale di Bassano del Grappa (giunta alla terza
edizione non capisco cosa abbia in meno rispetto alle altre); la seconda è nel
continuare a considerare un titolo di merito la partecipazione al “ Premio
Grafica ed Ex-libris” di Casale Monferrato anche se, proprio dall’edizione del
2013, è divenuto aperto a chiunque paghi la quota di partecipazione (LISTINO PREZZI) .
Probabilmente verrò, ancora una volta, accusato di
intentare un processo alle intenzioni, ma faccio rispettosamente notare che in
più di un’occasione i “criticati” si sono avvalsi delle mie considerazioni per
correggere il tiro evitando di scivolare proprio sulla buccia di banana (vedete
che le banane ritornano?) che avevo segnalato.
Veniamo
dunque alla bella trovata che caratterizzerà la prossima edizione:
«l’aggiunta – all’acritica elencazione repertoriale degli
artisti – di un elemento grafico di “segnalazione” che andrà a contrassegnare
le schede degli incisori che, per qualità della loro proposta artistica o per
portato della loro attività artistica e/o espositiva, si possono considerare
tra coloro che meglio hanno rappresentato le tendenze del panorama incisorio
nel nostro Paese nel periodo cronologico di riferimento (2008-2013). Una
commissione di esperti, appositamente nominata dal Gabinetto delle Stampe, si
occuperà di indicare coloro a cui verrà apposto il “bollino di segnalazione”».
Le regole del gioco e gli arbitri si stabiliscono prima
dell’entrata in campo dei giocatori.
Da chi sarà composta la Commissione?
Da un artista? Dovrebbe innanzitutto giudicare se stesso!
Da un presidente di associazione? Come potrebbe non
“bollare” meritevole un membro della propria associazione?
Un critico?
Uno storico?
Ammesso che ne esista qualcuno che non sia anche l’altro,
“bollerà” solo quelli che rispondono alle sue personali preferenze artistiche,
oltre gli “amici” ovviamente, o valuterà in modo imparziale e distaccato?
Ovviamente nulla viene anticipato sui membri della
commissione, a meno che non si pensi, come ne “La libreria del buon romanzo”,
che rimanga del tutto segreta (soluzione praticamente inattuabile nel nostro
“cortile” ché definirlo “campo” sarebbe troppo vasto).
Anche se
si tiene a precisare che «Non si tratta, dunque, di una selezione che dà
diritto a premi o ad altri riconoscimenti», nel post “CHI?” ho segnalato il diritto degli artisti “concorrenti” di
conoscere in anticipo la composizione delle giurie per il semplice fatto che un
artista potrebbe ritenere di non attribuire legittimità di giudizio a un certo
componente anche solo per una banale umana antipatia personale, senza neanche
tirare in ballo divergenze artistiche e culturali.
La valutazione avverrà solo sulla base dell’opera inviata e
della «scheda di raccolta dati»?
Ammettiamo che un mero criterio quantitativo (numero di
mostre e pubblicazioni, ma quante?) consenta di valutare «il portato
dell’attività artistica e/o espositiva», ma quali elementi determinano la
«qualità della proposta artistica»?
Solo dopo aver risposto a
questa complessa domanda si può procedere ad individuare dei criteri atti a
misurarne la «qualità» (sempre che essa si configuri come misurabile
oggettivamente). Invece il regolamento niente dice in merito a questa domanda
preliminare e fondante, rimettendo nelle mani della «commissione di esperti» l’individuazione dei criteri valoriali che
porteranno all’apposizione del «bollino di segnalazione».
La «commissione di esperti» individuerà criteri oggettivi e
universali o stabilirà propri criteri che qualunque altra commissione potrebbe
stabilire diversamente?
Conosco un artista di straordinaria qualità che non incide
da almeno dieci anni, semplicemente perché non ne ha sentito la necessità
espressiva e non ha avuto esplicite richieste di committenza. Ha ritenuto che
altre tecniche rispondessero meglio alle proprie esigenze artistiche e anche,
da non sottovalutare, a quelle di mercato. Ha realizzato delle tecniche miste
altrettanto splendide con “successo di critica e di pubblico” per dirla con una
frase fatta. Non per questo ritengo sia decaduto dall’essere un incisore di
eccelsa qualità e la prossima lastra non sarà da meno, ma secondo quanto
anticipato, poiché «le mostre devono riguardare prevalentemente l'incisione»,
non avrebbe diritto al «bollino di segnalazione» che invece spetterebbe a quell’incisore
intraprendente, per non dire traffichino, ma pessimo artista, che si dà
effettivamente da fare per promuovere un’associazione, che organizza un premio
e ne cura la mostra e il catalogo, che il tutto sia direttamente (quota di
partecipazione) o indirettamente (solo per associati) a pagamento pare che non
faccia più alcuna differenza (affinché non vi arrovelliate, sono più di uno a
rispondere all’identikit tracciato, anche se tra gli altri c’è anche chi invece
è un bravo artista).
Tutto quello che ho scritto fin qui si presta al
fraintendimento che si voglia sostenere il dilettantismo a scapito della
meritocrazia. Tutti i precedenti post dovrebbero servire a chiarire il mio
intendimento: la professionalità e la qualità artistica vanno valorizzate; non
ho dubbi che un artista che, negli anni, sia stato selezionato in tutte le
rassegne elencate abbia una marcia in più degli altri e che questa qualità in
qualche modo gli vada riconosciuta. Per maggiore chiarezza aggiungo che chi ha
scelto di restarsene appartato a creare capolavori, almeno non rompa i coglioni
lamentandosi di non essere mai preso in considerazione. Ma, correndo il rischio
di alimentare illusioni, so che si può essere artisti di qualità anche se non
si è stati selezionati in quelle stesse manifestazioni, per tanti motivi che
non sto qui ad elencare. Ritengo inoltre che ad un certo punto della propria
vita si possa fare a meno di inseguire concorsi a premi e limitarsi solo a
quelle rassegne nelle quali si è espressamente invitati e se non si è invitati
pazienza, si continuerà a lavorare con impegno e serietà come si è sempre
fatto.
Per concludere non credo che avere o non avere il «bollino»
possa sconvolgere l’esistenza di un artista (non mancherà chi con vanagloria ne
menerà vanto) tuttavia neanche potrà avere la superficialità di un “mi piace”
su Facebook, nel caso del repertorio occorre una chiarezza sui punti
evidenziati che, se c’è nelle intenzioni, tuttavia non traspare.
Spero di riuscire ad assistere al “Primo Festival
dell’Incisione”, mi auguro sia ricco di incontri e occasioni perché mi
interessa e incuriosisce di più dei risultati della sacra “bollatura” avendo
già deciso che non li commenterò e diffido quelli che si riterranno delusi dal
rammaricarsi che Onorio Del Vero l’aveva scritto.